Accessibilità: Immagine rettangolare in orizzontale, lo sfondo è tutto azzurro. Al centro c’è una nuvola nera stilizzata da cui scendono cinque gocce nere di pioggia. All’interno della nuvola ci sono le sagome bianche di due persone dietro a una scrivania: quella di sinistra è seduta e ha il viso sorridente, mostra nella mano destra un cartellino rosso che porge alla persona a destra che è in piedi a fianco della scrivania, e non sorride. In alto a destra un rettangolino bianco in verticale con la data di pubblicazione del racconto su questo sito: 9 Marzo 2019.
Mentre io timbro, come sempre, battendo sui pass di accesso al Paradiso a ritmo di samba, arriva Lui. Un colpo di vento, la tenda si gonfia. Dio si materializza al centro della stanza. Ecco. Il solito esibizionista, ma non può usare la porta come tutti?
– Cos’è sto casino perdio! Che avete da guardare, per me “per-Dio” è solo un’autocitazione.
Passa tra le scrivanie, disposte a croce, reggendosi sul bastone di legno costituito da tre tralci di vite annodati tra loro, in cima un triangolo con un occhio all’interno. Ci guarda uno a uno in silenzio, ci scruta dall’alto in basso, poi si ferma e urla così forte da far cadere le stelle sotto di noi.
– Chi si occupa degli accessi in Paradiso?
I miei colleghi contemporaneamente mi indicano e in coro:
– Lui.
Mi alzo in piedi come un soldato sugli attenti, stringo ancora il timbro tra le mani.
Dio scompare per un istante per poi ricomparire davanti a me, batte il pugno sulla mia scrivania, mi sembra di sentir tremare la nuvola sotto i piedi. Il timbro mi cade dalle mani, precipitando sul tavolo:
– Ti rendi conto di cosa hai fatto? Come lo spieghi?
Spiegarlo? Non sapevo nemmeno a cosa si stesse riferendo, ma come dire a Dio: “Scusa ma che stai a dì”.
Balbetto come a scuola quando la prof mi chiedeva: “perché non hai studiato”. Eravamo in Paradiso, non potevo mica dire: “è morta nonna”, al massimo è risuscitata. Inizio ad articolare frasi a casaccio.
– Io veramente… Lei forse…
Mi guarda fisso, non muove un muscolo:
– Non hai capito niente vero? Ti do un aiutino… casa… casa…
– Casablanca!
– No quello è un altro problema, ne parliamo dopo. Casamonica oggi è arrivato in Paradiso.
Divento dello stesso colore delle ali.
– Io… io… io…
– È entrato in Paradiso con la banda e la musica del Padrino.
– È un film da Oscar, bellissima colonna sonora.
– Ma ti rendi conto? Ha attraversato le porte con due cavalli bianchi…
– Sì ha ragione… Gli unicorni erano finiti.
– Basta… Basta…
Inizia a brandirmi contro il bastone come un’ascia sopra la testa. Cerco di trattenere con le mani l’aureola e metto la testa fra le ali.
– È un mafioso… è un mafioso…
Ripete mentre tenta di colpirmi le ali. Schivo i fendenti come saprebbe fare solo un pugile professionista:
– Mi è arrivato da Pietro… pensavo si fosse pentito.
– Tu non controlli? Usura, traffico di stupefacenti e Dio sa cos’altro… cioè no… ma comunque non c’entra…
Per riposare qualche secondo, mi nascondo sotto la scrivania:
– Esci… esci…
La voce di Dio fa tremare il tavolo quasi avesse paura anche lui. Quando faccio capolino da lì sotto, ho il bastone puntato in faccia. L’iride gli diventa blu, gialla poi rossa. Ad occhio non promette nulla di buono. Con il tono di voce che sembra provenire da una grotta Dio mi chiede spiegazioni.
Ecco se la pioggia è la pipì degli angeli, ora certamente sta diluviando, ci sarà anche qualche pezzo di grandine. Devo pensare. Lentamente mi alzo in piedi per prendere tempo:
– È una nuova manovra anticrisi.
– Anticrisi?
– Sì certo, noi ci occupiamo dei poveri, dei malati, dei drogati, dei profughi. Giusto?
Dio annuisce gonfiando il petto d’orgoglio.
– Quelli come lui ci portano lavoro, creano il nostro indotto. Se i poveri e i drogati finiscono, noi che facciamo? Chiudiamo tutto e apriamo una gelateria: “Il gelato da Dio”.
Mi guarda per un istante mugugnando, poi abbassa il bastone lentamente e inizia a sfogliare come figurine i pass ancora da convalidare, rimasti sul tavolo.
A un certo punto si ferma di colpo con l’espressione di chi sta mangiando un pugno di sale, mi tocca la spalla:
– Devo pensare… ma la prossima volta…
Lo interrompo immediatamente:
– Sì la prossima volta staremo più attenti.
Dio inizia a dissolversi, per andar via, io prendo una tessera in fondo al mucchio da convalidare e faccio appena in tempo a dire:
– Senta già che è qui… C’è un certo Andreotti… aspetta da un pò. Che faccio timbro?
Mentre sta per sparire sento la sua voce calda:
– Timbra figliuolo… timbra…
Mi rimetto a sedere, impugno il timbro e ricomincio a tamburellare sui pass a ritmo di samba.
Questo Racconto, Il pass per il Paradiso, è stato Pubblicato nel 2017 dal premio letterario Racconti nella Rete . Sul sito potete anche il mio racconto che è stato selezionato tra i 25 vincitori di Racconti nella rete nel 2017