Nel 2016 vinsi un viaggio a Berlino per due persone grazie al laboratorio contest “La Promessa della felicità”, organizzato dalla Scuola Omero e dal Goethe-Institut, l’istituto di cultura tedesca a Roma. L’ultima sera, col racconto che mi fece trionfare a Roma mi esibì su un palco berlinese. Così in un racconto pubblicato da Scuola Omero il 2 Maggio 2016 raccontai la mia prima volta a Berlino.
“Sii curioso, viaggia di più”. Così recita il poggiatesta giallo della vuelling al posto accanto al mio. E penso: “Ecco, la solita bella frase ad effetto, cosa non s’inventerebbero per spillarti due soldi”.
Arrivati a Berlino, scendo dall’aereo e scopro che l’aeroporto di Tegel è piccolo e immerso nel verde.
Se la temperatura in tutti i luoghi pubblici è calda e accogliente, appena si aprono le porte, senti un vento freddo che ti attraversa le ossa e ti prende a schiaffi. Sembra di essere sotto Natale, ma senza addobbi. E capisci perché i tedeschi, a Dicembre, a Roma, vanno in giro in maniche corte e infradito.
Arrivati in albergo. Moquette ovunque, un divano in pelle nera che vado subito a provare, mentre il mio amico Nicola fa il check-in. Al centro della hall c’era un tavolo tondo e sopra un contenitore di vetro pieno di una cosa di cui ormai non posso più fare a meno: omini gommosi colorati verdi e rossi. Per tutta la durata del soggiorno, ad ogni passaggio nella hall, ne prendevo una manciata e quando sembrava che mi stessero guardando storto, mandavo Nicola.
Saliamo in camera. La stanza è grande: moquette anche qui, una lunga scrivania con due poltroncine nere, un letto matrimoniale.
Mi sdraio sul letto, un po’ per riposarmi dal viaggio, un po’ per capire cosa mi sta succedendo. Ma mi merito tutto questo? Manco avessi scritto la Divina Commedia.
Dopo poco scendo: destinazione Checkpoint Charlie.
Il Checkpoint Charlie era un posto di blocco che dal 1961 separava il settore sovietico da quello statunitense del muro di Berlino. Oggi è ancora possibile vedere il gabbiotto di guardia bianco e vicino su una specie di cartellone, sono esposte le foto di due vittime del muro: il diciottenne Peter Fechter, nel suo tentativo di fuga da Berlino Est, fu colpito e lasciato morire dissanguato e il giovane poliziotto Burkhard Niering che venne ucciso nel 1974.
Adesso Il Checkpoint Charlie è un posto per turisti. Ci sono tre attori: 2 vestiti da americani che fingono di timbrare passaporti e uno vestito da russo che se volete per tre euro vi fa una foto. Proprio come i nostri centurioni al Colosseo.
Non nascondo che la cosa mi ha molto colpito. Non posso fare a meno di pensare che il muro è caduto nell’89. Io ero già nato, avevo dieci anni e ricordo come in un sogno le immagini di gioia trasmesse in tv. Questa parte della storia la sento molto vicina a me, fatico quasi a chiamarla storia. Poi guardo i cinesi sorridere davanti all’obbiettivo, mentre i soldati americani si mettono in posa ed il russo scatta. Forse anche questo è un modo di andare avanti. Questa è la grande forza della Germania: Rialzarsi sempre e ricostruirsi di nuovo.
Dopo la piccola gita turistica, andiamo a cena. Solitamente quando viaggio mi piace provare i sapori del luogo. Pur essendo un pastasciuttaro convinto, non sopporto quelli che vanno all’estero a mangiare la pasta, anche perché non la sanno fare.
Così chiediamo a Christina quale sia un ristorante tipico tedesco. Lei sorride, pensa un po’, temporeggia. Non sembrava convinta. Così optiamo per un ristorante asiatico. Tra riso e altri piatti a base di pollo e anatra, si ride e si scherza. Seduti a tavola, i primi convenevoli tra persone che si conoscono poco: ”No, grazie a me meno riso”, “sì, forse un po’ di questo… ma poco”, “Non bevo, solo un goccio per compagnia”.
Poi mangiamo come cavallette e beviamo come spugne. Nell’atmosfera goliardica che si andava man mano creando, iniziamo le lezioni di tedesco di Lucia.
Sotto lo sguardo vigile di Christina, ma sempre sorridente, Lucia chiama il cameriere e tenta di dire: “per piacere”. Cerca di riprodurre il suono gutturale ascoltato da Christina, ma il cameriere la guarda con occhi smarriti di chi non ha capito nulla, il sorriso di Christina ormai si è trasformata in una smorfia di dolore di chi è stata appena colpita al cuore da uno strafalcione.
La mattina seguente continuo a girare per Berlino, in attesa dell’ evento che da lì a poco si sarebbe tenuto. Alle ore 20:00 sono pronto: camicia e giacca.
Prima di andare a locale Christina, ci fa fare un giro turistico in macchina. Molti edifici a Berlino sono stati completamente rasi al suolo dai bombardamenti e poi ricostruiti in seguito. Percorrendo la strada in macchina, è possibile vedere il palazzo anni 30, accanto a quello moderno con la facciata completamente in vetro. Nelle vicinanze del locale dove ci saremmo esibiti, la gente tentava di scavalcare il muro per la libertà. La libertà io l’ho sempre data per scontata. Adesso non riesco a non pensare a tutte quelle persone che hanno lottato per ottenerla. Entro nel locale, sento una stana forza che mi avvolge, un fuoco, ma non è solo i riscaldamento acceso, ne sono certo. Salgo sul palco (si fa per dire) e leggo. La voce mi trema, sono emozionatissimo più che a Roma. Mi sento Onorato di essere lì e vivere quel momento.