Accessibilità: Immagine rettangolare in orizzontale. Sullo sfondo opacizzato c’è la foto in bianco e nero del viso di un uomo che guarda con sguardo seducente. In primo piano, messa di profilo sulla destra, c’è una statuetta di porcellana, raffigurante una principessa con gli occhi chiusi nell’atto di baciare il ranocchio verde che tiene nella mano destra; il ranocchio ha sulla testa una piccola corona gialla. I capelli della donna sono arancioni, raccolti in uno chignon, sovrastato da una tiara bianca con swarovsky; al collo porta una collana d’oro con pendente e ha un vestito bianco scollato e senza maniche che le lascia le spalle scoperte, la strizza in vita e si apre in basso in un’ampia e lunga gonna. In alto a destra, un rettangolino bianco in verticale mostra la data di pubblicazione del racconto su questo sito: 15 Agosto 2019.
Mi lasciano solo con mia nipote Lucia di due anni. Seduta sulla poltrona, mi fissa con quegli occhioni blu più grandi di lei. Io, davanti al computer come al solito, tento di scrivere un racconto e come al solito: scrivo una frase, poi la rileggo e ne cancello metà. La pagina bianca sembra avere la meglio.
Lucia inizia a imitare i miei gesti: alza gli occhi al cielo pensierosa; si picchietta col dito indice il mento guardando fisso il muro. Praticamente un mimo. Cazzo, devo stare attento a non dire parolacce.
Annoiata dal gioco, comincia a muoversi. Con le mani sui braccioli si spinge verso l’esterno, non riuscendo a scivolare lungo la seduta, agita le gambette come per nuotare, allunga una mano verso di me:
– Pio, pio…
Forse vuole un pulcino… ma non mi hanno lasciato nessun pupazzo. Do una veloce occhiata: televisore, lettore Blu-ray e uno scaffale pieno di DVD di favole, ma di pupazzi nemmeno l’ombra. Io devo scrivere, lei inizia a piangere disperata. Urla mostrando i dentini, sembra che la stia torturando. Come posso farla smettere? Ma certo, i DVD. Mi avvicino a Lucia, urla come una vedova in lutto:
– Pio… pio…
Accarezzo i suoi lunghi capelli biondi e fingendo interesse per il suo dolore:
– Pio pio torna, tranquilla, sarà andato a comprare le sigarette…
Poi indicando lo scaffale dei DVD:
– Vuoi vedere un cartone?
Alla parola “cartone” magicamente torna il silenzio. Che bello! Quanto mi sei mancato! Mi dirigo verso lo scaffale e le indico i film disponibili:
– Cosa vuoi vedere?
Lei con tono imperativo, indicando un punto preciso dello scaffale, risponde: “Baccaneve”. Prendo il film e inserisco Biancaneve nel lettore, poi lo guardo con lei, tanto di scrivere non se ne parla.
È assolutamente diseducativo. L’unica cosa che fa il principe è arrivare col sul suo cavallo bianco per limonarla. I poveri nanetti, invece, (poi, mi domando, si può dire “nanetti” o si deve dire diversamente alti?) lavorano in miniera per mantenerla, per farla sorridere, e lei che fa? Solo un bacetto in testa. Povera scema… se sapesse quello che si dice sui nani sarebbe una donna felice.
Appena Lucia vede scorrere i titoli di coda sullo schermo comincia a lamentarsi e indicando la mensola con i film:
– Cerella… Cerella…
Ho capito benissimo che intende dire “Cenerentola”, ma sono steso sul divano con un braccio dietro la testa, non ho voglia di alzarmi:
– Cosa? Non ho capito…
Ripete con tono di voce più acuto:
– Cerella, Cerelaaa!
– Cosa, scusa?
A questo punto fa un acuto degno di un soprano, così forte da far tremare i vetri del salone. Ricomincia a battere i piedi, inizia a fare avanti e indietro col busto, riesce quasi a far indietreggiare la poltrona. Sono indeciso se chiamare l’esorcista o mettere Cenerentola… poi mi rendo conto che il televisore è più vicino del telefono.
Il principe di Cenerentola seleziona la ragazza dalla scarpetta, deve essere un feticista del piede! In questa favola non si disturba neanche a limonarla, non consuma nemmeno gli zoccoli del cavallo, per cercarla delega qualche suo scagnozzo che poi la porterà a palazzo… ora che ci penso, mi ricorda qualcosa… Forse il palazzo si chiama “Grazioli”? Chissà che dovrà fare Cenerentola per farsi sposare…
Non posso permettere che mia nipote subisca questi messaggi subliminali, devo impedirlo. Le accarezzo dolcemente la guancia:
– Tesoro, disegniamo un po’? Troppa tv fa male.
Lei mi guarda dritto in faccia e battendo i pugni sui braccioli della poltrona:
– No ancola tv!
La guardo severo, indicando il tavolo e alzando il tono della voce:
– No basta! Andiamo a disegnare.
Lucia cambia espressione, abbassa lo sguardo e si raggomitola nella poltrona come un gattino. Mi guarda e con la voce di chi sta quasi per piangere:
– Bela e besta.
Il suo sguardo sembra dire: “non chiamo il Telefono Azzurro solo perché non conosco il numero”. Come posso resistere? Le metto La bella e la bestia.
La storia di una che si innamora di un uomo nonostante l’aspetto? No, è la storia di una che si innamora del suo rapitore, praticamente un caso di sindrome di Stoccolma. Siccome, alla fine, il mostro si trasforma in principe, si insinua nelle bambine l’idea di poter cambiare un uomo.
Già vedo mia nipote fidanzata a un buzzurro che passa la domenica sul divano, con una canottiera unta, in mutande, mangiando pizza e bevendo birra. Lucia con la busta della spazzatura raccoglie le lattine che lo circondano:
– Caro non sarà il caso di andarsi a fare una doccia?
E lui ruttando:
-Sì dopo amore…
Lei sorridendogli penserà: “Ha detto dopo, invece di fatti i cazzi tuoi: sta cambiando!”.
Devo impedirlo! Mi lancio sul DVD e interrompo la proiezione. Prima che Lucia si lamenti, metto il primo cartone che trovo: Peppa Pig. È ipnotizzata dalle immagini, non si accorge nemmeno che sono tornato al pc per scrivere. Forse ho un’idea per un racconto.
Mentre scrivo penso alla traduzione di “Peppa Pig”: “Peppa la maiala”. Ma non sarà diseducativo?
Questo racconto ha partecipato al concorso RACCONTI NELLA RETE 2017 ed è risultato uno dei 25 racconti vincitori. Compare, infatti, nella raccolta di racconti “Racconti nella Rete 2017” edita NOTTETEMPO
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